Ombre

di Maria Carta.


Da bambina
m’alzavo prima dell’alba
sentivo qualcuno presso il camino
che moveva la cenere.
Ma non c’era nessuno.
Uscivo con la cesta
dei panni in testa
facevo il viottolo a piedi
per andare al fiume
ai lastroni di pietra.
Nel buio sentivo
echi di passi: erano loro,
le ombre
m’accompagnavano
dal mondo passato.
Allora cantavo
a voce delirante.
Ombre, quante volte
veniste
fra sassi e rovi
a sentire
il delirio perduto
a correre dietro
al viso infocato
di bambina
voi che sapete
la magia di chi nasce
col cuore
che varca la soglia.
Ombre, quando l’attesa
intollerabile vi raduna
calate giù
al profumo delle stagioni
ai pensieri rinnovati
dell’innocenza
voi correte
al canto delle favole antiche
passi per noi di spavento
ma voi siete pallide
senza furore di sensi.
Ombre fuggite
dai monti lontanissimi
delle Madri
ove state quiete
in albe fantastiche
voi veniste a me
nella notte
perché lo spavento
a me
levasse dal fondo
un urlo
contro il dolore del mondo.
Quando entravo coi piedi
nel fiume voi svanivate
nell’alba restava
il canto disperato.

Aggiungi commento

Commenta